Ha vissuto e studiato da solo fin dalla prima
giovinezza. Dopo essere emigrato a Roma, a diciotto anni si
trasferisce a Milano.
Fu un'esperienza molto dura. Ma già nel 1930 la sua prima mostra
personale alla galleria Milano lo rivela un artista di alte qualità
creative, attento alla traduzione di quella realtà che rimarrà poi,
in tutta la sua opera, l'argomento dominante, sempre da riscoprire
nell'inesauribile originalità della pittura.
Diviene amico di Carlo Carrà e, in quegli anni particolarmente
difficili per i giovani artisti, si creano legami profondi con un
gruppo di coetanei, Raffaele Carrieri, Alfonso Gatto, Salvatore
Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Fiorenzo Tornea, Arturo Tofanelli,
Sergio Solmi, Cesare Zavattini, e diversi altri poeti e pittori con
i quali divide miseria e speranze.
Nel 1932 Cantatore va a Parigi per l'insperato aiuto di un amico.
Anche qui si rinnovano le esperienze di privazioni e sofferenze
comuni agli artisti giovani, che pagavano volentieri questo prezzo
per vedere gli impressionisti, Modigliani, Picasso, Matisse.
Di quel periodo restano in un quaderno alcuni splendidi disegni,
qualche puntasecca, opere in cui l'artista dimostra di aver
raffinato la sua sintesi lineare fino alla purezza dell'arabesco.
Tornato a Milano dopo due anni di soggiorno parigino, espone alla
galleria del Milione i disegni fatti a Parigi. Partecipa ai premi
Bergamo, alle Biennali di Venezia con pareti e sale personali, alle
Quadriennali di Roma; espone da Barbaroux, alla galleria Genova,
all'Annunciata e nelle più importanti gallerie d'arte. Numerosi i
premi, le opere in musei italiani e stranieri e nelle maggiori
raccolte private.
Nel 1940 viene nominato titolare della cattedra di pittura
all'Accademia di Brera. Poco prima della guerra scrive quasi per
gioco, ma anche per necessità di qualche piccolo guadagno, alcuni
racconti per L'Ambrosiano, antico quotidiano milanese di quegli
anni. Sono gli stessi suoi amici letterati che lo incoraggiano a
fermare sulla carta i ricordi che narrava a voce durante le lunghe
passeggiate notturne: soprattutto ricordi dell'infanzia trascorsa
nel Sud.
Vi appaiono i personaggi, i paesi, quei volti di terra e di luce che
si ritroveranno nella sua pittura dopo il 1954, quando tornò alla
verità dell'infanzia che nessuna esperienza, nessuna illusione o
sollecitazione successiva era riuscita a sminuire. Il Sud di
Cantatore diverrà una cosa scolpita, una pittura senza aforismi,
dura e vera come il tufo, gonfia di spazi bruciati, di nodi, di mani
come radici, e di vasti cieli, di una luce sconfinata e policroma
con cui riempirà il paesaggio.
Alcune grandi mostre pubbliche della sua opera si sono tenute a Ruvo
di Puglia, 1965; a Palazzo Flangini Biglia, Sacile, 1966; al Museo
Civico di Monza, 1967; alla Rotonda di via Besana, Milano, 1976.
Cantatore è stato uno dei maggiori maestri dell'arte contemporanea,
una delle personalità più chiare e significative di quella
"generazione di mezzo" che, dopo il Novecento, rappresentò il punto
di trapasso da un clima all'altro della vita artistica italiana, ed
è ancora impegnata, sul piano dello stile e della poesia, ad
approfondire il significato, il valore, la consistenza espressiva
dell'uomo contemporaneo. |